Uomo, ambiente, interazione nel paesaggio contemporaneo. Questi i topoi che hanno richiamato l’attenzione giovedì 27 marzo all'opening dei vincitori del Gotham Prize. Tenutosi all'Istituto Italiano di Cultura [2], da diversi anni offre la possibilità ai giovani che lavorano nel campo dell'arte di realizzare una mostra di un mese a New York.
Una commissione internazionale ha selezionato come vincenti i lavori a olio del pittore modenese 19 Andrea Chiesi Paintings e Hometown. Mutonia [3] il documentario del collettivo ZimmerFrei [4] che ritrae con occhio molto personale la realtà del campo Mutoid di Santarcangelo di Romagna situato sulle rive del Marecchia.
Il premio si è avvalso della collaborazione de la Fondazione NY [5], un’organizzazione dedicata alla promozione del talento e dell’eccellenza della cultura italiana.
"Il premio è alla terza edizione, abbiamo fatto in modo di far coincidere l’apertura della mostra con il bando del 2015. Ogni anno abbiamo riscontrato un grande successo e lo sforzo che facciamo è di istituzionalizzare lo spazio espositivo che l’istituto lascia agli artisti interessati”, spiega Fabio Troisi [6], responsabile del dipartimento di arte, cinema, musica, danza e teatro dell’Istituto Italiano di cultura di New York.
I due artisti in questione sono molto distanti fra loro per mezzi usati e rappresentazione, ma osservando i disegni su tela di Andrea Chiesi [7]e il Hometown. Mutonia un discorso comune lo si trova: la logica del rappresentare l’ambiente che muta e che si sedimenta nel territorio intorno a noi nell’era del XXI secolo.
Come nel caso del pittore modenese Andrea Chiesi che lavora da un punto di vista più figurativo "Mi interessa lavorare su un tipo di bilanciamento che oscilla tra una tecnica tradizionale, di abbozzo a matita e un approccio contemporaneo che prende spunto dall'influenza con il cinema, i fumetti e la fotografia".
Hometown. Mutonia, il documentario realizzato da Massimo Carozzi, Anna de Manincore e Anna Rispoli, risponde invece a una riflessione di tipo concettuale, dove l’arte è uno stile di vita.
"Cerchiamo di avere un tipo di sguardo che nn vuole essere quello del reportage che racconta il fatto di cronaca o che fa un'indagine di tipo sociologico. Noi documentiamo un tipo di ritratto molto personale".
Entrando all’Istituto di Cultura Italiano le prime immagini che la vista cattura sono quelle di Andrea Chiesi. Per una frazione di secondo sembrano fotografie, poi ti rendi subito conto dell’eccezionale lavoro di labor limae che l’artista fa con l’olio.
Quindici quadri selezionati frutto di una lunga ricercata iniziata anni fa dal pittore modenese che rappresentano la ricerca sul paesaggio contemporaneo. In Italia, a Berlino e New York Andrea ha avuto modo di poter trascorrere molto tempo nelle zone limitrofe come la Berlino est e Coney Island e Red Hook solo per citare alcuni quartieri.
Le opere sono tutte rigorosamente in bianco, nero e grigio "Questi colori mi permettono di reinventare i luoghi reali in un mondo che è il mio. Il grigio rende quella luminescenza che dal punto di vista pittorico trovo piu’ interessante" mi racconta Andrea Chiesi.
Un tessuto urbano di zone periferiche e marginali è l'universo rappresentato da Andrea, nel quale l'uomo è tagliato fuori ma sempre presente in qualche modo.
"Parto da luoghi reali che vedo e che raccolgo in fotografia. Poi li reinvento in uno spazio mentale interiore attraverso la lentezza della pittura a olio".
A New York non è la sua prima mostra, alle spalle ha differenti lavori, come nel 2004 la collettiva a cui ha partecipato alla Buia Gallery [8], curata da Gianluca Marziani. "All’estero è la città in cui torno di più per ragioni lavorative. Nel 2009 ho partecipato alla collettiva al Chelsea Museum per il Premio Terna [9]. L'anno dopo invece ho fatto una personale alla Nora Haime Gallery [10]. Insieme a Nora Haime ho continuato a lavorare alla fiera di arte contemporanea Pulse [11] di Miami".
"Mi interessa lavorare in modo lento per entrare in questi luoghi e farli diventare miei soprattutto in opposizione alla velocità e al digitale. Più il tempo è rapido più la fermezza e la lentezza della pittura secondo me diventa affascinante oltre che importante". Conclude il Andrea Chiesi che mi introduce al piano di sopra a due dei tre componenti degli ZimmerFrei.
ZimmerFrei è un collettivo artistico nato nel 2000, il gruppo è composto da Massimo Carozzi, Anna de Manincor e Anna Rispoli. Massimo e Anna mi raccontano che provengono da differenti ambiti quali cinema, teatro e danza e che negli ultimi dieci anni il loro lavoro nelle arti visive è confluito sempre più nel cinema.
"Siamo stati qui a New York per delle mostre, in particolare tra 2008 e 2009 per una residenza all'ISCP [12] (The International Studio & Curatorial Program) per un premio italiano chiamato Pagine Bianche SEAT " dice Anna "Adesso non esiste più". Sorride.
"Abbiamo lavorato molto con gli Istituti di Cultura Italiana in Europa perché il documentario Hometown. Mutonia fa parte di una serie che si chiama Temporary Cities".
Questo ciclo di documentari sono infatti dedicati all'uso dello spazio pubblico o a modi particolari di abitare in situazioni temporane. Un film documentario sul campo fondato dalla Mutoid Waste Company [13] a Santarcangelo nel 1990, realizzato con la partecipazione dei suoi abitanti.
Gli ZimmerFrei si sono concentrati su piccole aree metropolitane di Copenhagen, Budapest, Bruxelles e Marsiglia, che è stata l'anno scorso la capitale della cultura.
Hometown. Mutonia è l'unico della serie girato in Italia e racconta della vita all'interno di questo "villaggio dentro un villaggio" che vuole rimanere temporaneo anche se per le persone che ci abitano è diventato luogo di origine o una sorta di casa madre. Racconto del tipo di rapporto che si sedimenta sul terreno. "Mutonia è una città temporanea in corso di trasformazione in relazione a un contesto urbano, rurale, sociale e vitale più grande".
Anna, Massimo e Anna danno così voce a una realtà alternativa, dove le persone si costruiscono con le proprie mani la casa, trasformano rottami, materiali di scarto e oggetti in disuso in opere d'arte, si reinventano.
Le immagini sono nitide e piene di luce, i sorrisi spontanei e la musica travolge e accompagna questa introduzione a un mondo di oggetti, sculture e "mostri" di metallo, la nuova generazione del cyberpunk [14] . Prima di andarmene mi regalano il loro volume, inusuale ma molto gradito: un vinile, su cui ci sono delle tracce che sono suoni registrati in determinati luoghi. Sul vinile leggo le coordinate geografiche, mi spiegano che se le metti su google maps troverai il luogo dove sono state prodotte.
Source URL: http://iitaly.org/magazine/focus-in-italiano/arte-e-cultura/article/gotham-prize-lambiente-che-muta-e-si-sedimenta
Links
[1] http://iitaly.org/files/37753gothanprizenewyork1396471553png
[2] http://www.iicnewyork.esteri.it/IIC_NewYork/
[3] http://www.zimmerfrei.co.it/ZimmerFrei/Hometown.html
[4] http://www.zimmerfrei.co.it/ZimmerFrei/ZimmerFrei.html
[5] http://lafondazioneny.org/
[6] http://www.iicnewyork.esteri.it/IIC_NewYork/Menu/Istituto/Chi_siamo/Lo_staff/
[7] http://www.andreachiesi.it/
[8] http://www.jsvisuals.com/buia/yig.htm
[9] http://www.premioterna.it/pt02/press/21i-italy.org.pdf
[10] http://nohrahaimegallery.com/
[11] http://pulse-art.com/
[12] http://www.iscp-nyc.org/
[13] http://en.wikipedia.org/wiki/Mutoid_Waste_Company
[14] http://it.wikipedia.org/wiki/Cyberpunk