Il discorso alla Camera del
neo Presidente del Consiglio [2] è iniziato pochi minuti dopo mezzogiorno ed era molto atteso da tutti. In effetti, Mario Monti ha risposto ad alcune critiche mosse a lui e al suo esecutivo non perdendo, tuttavia, il suo aplomb. Ad esempio, a inizio discorso, ha ringraziato Silvio Berlusconi per il senso di responsabilità con il quale ha contribuito alla successione.
Il Cavaliere però non era ancora in Aula e la sua assenza si è notata ed è stata accentuata, anzi, subito dopo, quando Monti ha ringraziato anche Gianni Letta. Quest’ultimo, che assisteva dalla tribuna, con un deferente leggero inchino ha ringraziato. Quindi il Professor Monti, appunti alla mano, ha replicato punto su punto alle obiezioni mosse da alcuni esponenti politici. Tanto per cominciare, ha rassicurato la Lega sul tema del federalismo, affermando che "non c'è nessuna contraddizione tra quanto già deciso sul federalismo e l'avere istituito un dicastero per la Coesione nazionale che è un valore che interessa tutti". E, sempre con pacatezza, ha sottolineato di essere del Nord, lombardo e varesino. Quindi, con molta tranquillità, il premier ha continuato a togliersi altri sassolini dalle scarpe, tornandosulla questione dei poteri forti e delle pressioni internazionali che lo sosterrebbero. “Governo dei poteri forti? – ha chiesto ironicamente all’aula – di poteri forti in Italia non ne conosco. Se per poteri intendete quelli veri, ci sono poteri forti nel mondo”. Ed ha ricordato quando da Commissario alla concorrenza per l’Unione Europea ha bloccato la fusione tra i supergiganti Usa General Electric e Honeywell, “nonostante fosse intervenuto il presidente degli Stati Uniti”, e beccandosi la definizione di “Saddam Hussein del business”, attribuitagli dall'Economist.
Il discorso del Professor Monti non ha risparmiato neanche Silvio Berlusconi che più volte ha fatto capire di poter affossare il governo quando vuole e che ha ricevuto dal neopremier una secca risposta ironica: “Vi sarei grato se non fosse usata l'espressione 'staccare la spina’ in riferimento a questo governo altrimenti penseremo di essere un rasoio o un polmone artificiale. Non ci consideriamo un apparecchio elettrico”. Il discorso di Mario Monti è poi giunto al nocciolo della questione: il rapporto con le forze politiche. “Non vi chiedo una fiducia cieca, ma una fiducia vigilante”, ha diplomaticamente dichiarato il Professore, ma poi ha lanciato un monito: “La fiducia in noi è anche una fiducia verso di voi e farla mancare avrebbe conseguenze sulla fiducia dei cittadini verso la politica”. Insomma, con pacatezza Mario Monti ha ricordato ai politici che i giudici ultimi saranno gli elettori. E con quest'arma ha chiesto il sostegno di tutti perchè “a breve ci saranno decisioni non facili o non gradevoli da prendere e sarebbe bene che i partiti deponessero le armi. Un compito quasi impossibile, ma –ha aggiunto- ce la faremo”. Monti ha confermato di voler arrivare a fine legislatura, anche se il come non è scontato.
Il Professore ha chiesto anche all’Aula di continuare a chiamarlo professore “perché, come diceva Spadolini, i professori restano, i presidenti passano”. Proprio per questo Monti ha anche voluto dare una precisazione sulla durata del nuovo esecutivo: “Durerò e dureremo poco, non un minuto di più del tempo sull’arco del quale questo Parlamento ci accorderà la fiducia”.
Sul programma del governo, il premier ha detto che "misure e sacrifici saranno in un pacchetto", ma gli "sforzi saranno chiesti a chi finora ha dato meno".
Monti ha poi comunicato una buona notizia che segna un passo in avanti per il prestigio internazionale del Paese: “La prossima settimana sarò a Bruxelles e avrò un incontro, su loro proposta, con la Merkel e Sarkozy: un incontro a tre per avere permanentemente d’ora in poi il contributo dell’Italia nella soluzione dei problemi dell’euro”. Uno schiaffo all'ormai ex Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, assente, appunto, durante il discorso di Mario Monti ed entrato in Aula al momento del discorso di Angelino Alfano, segretario del Pdl. Il Professore ha auspicato l'inizio "di un clima nuovo per quanto riguarda il modo di parlarsi, il dialogo tra le forze politiche". Lo spirito del governo, ha aggiunto, non sarà da "manipolo di tecnici che vogliono dimostrare superiorità rispetto a politici ma ci accingiamo a questa opera con molta umiltà e consapevoli che nulla faremo senza la fiducia del Parlamento". Monti ha spiegato che "se riusciamo a lavorare in un clima più pacato aiutiamo il Paese per le riforme incisive e strutturali ma anche le forze politiche ad avere maggiore credibilità e rispetto. Sono a disagio da cittadino –ha affermato Monti- quando vedo la crescente distanza e la decrescente considerazione dell'opinione pubblica verso la classe politica, è ingiustificato".
Osservando la seduta alla Camera e al Senato, l’impressione è stata quella di avere di fronte un governo serio, grigio, un governo “di flanella e dai toni bassi”, come si notava sul Corriere della Sera. Il comico Maurizio Crozza, a Ballarò, aveva imitato Mario Monti come un robot, un automa. Eppure, sia alla Camera sia al Senato, il neopremier ha mostrato di saper usare l’ironia e con quest’arma ha dato alcuni affondi in risposta alle critiche piovute su di lui e sulla sua squadra di governo. E, soprattutto, chi si aspettava un discorso “da tecnico” è rimasto deluso, perché Mario Monti, volgendo lo sguardo pacatamente durante il discorso alla Camera, verso l’emiciclo che stava per votargli la fiducia, ha parlato “da politico” puro.