“Partiamo per Lima, arriviamo alle 17, partecipo alle cerimonie, colloqui e cena. Poi parto per New York, dove mi attende l’elezione a presidente della XX assemblea dell’Onu”.
Con queste parole un emozionato Amintore Fanfani si accingeva ad assumere il delicato ruolo di presidente dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite [2].
"Two Mediterranean Statesmen at the Helm of the UN: Amintore Fanfani and Guido de Marco” è il titolo del simposio che si è svolto alla casa italiana per onorare la sua figura. Si è deciso di ricordarlo insieme ad un altro statista, forse meno noto ma importante per la storia delle Nazioni Unite, Guido de Marco.
Le due figure sono accomunati da una storia politica simile. Innanzitutto erano uomini di fede, Amintore Fanfani ha contribuito a fondare la Democrazia Cristiana [3], esponente della corrente di sinistra del suo partito. Entrambi erano fortemente legati al concetto di separazione tra Stato e Chiesa, ma il loro credo religioso è stato sempre fonte ispiratrice per il loro operato, in politica come nella vita. Amintore Fanfani è stato sei volte Primo Ministro in un periodo che abbraccia buona parte del novecento, dal 1954 al 1987, presidente dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 1965, mentre De Marco ha guidato l'Assemblea delle Nazioni Unite nel 1990 e la sua Malta dal 1999 al 2004, oltre ad essere un rinomato professore di legge criminale, scomparso nell'agosto del 2010.
Primo a parlare al convegno è Cesare Maria Ragaglini, Rappresentante Permanente d'Italia alle Nazioni Unite, che ricorda emozionato il cruciale contributo politico di un uomo come Fanfani, unico italiano ad avere avuto l'onore di guidare l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite in un momento storico delicato, capace di una visione strategica multilateralista che gli permise di ottenere rispetto da parte di tutto il mondo politico. Così come spende parole di encomio per l'altro statista e presidente dell'Assemblea delle Nazioni Unite, in un differente momento storico, Guido De Marco. Un politico che difese strenuamente la pace, in un periodo di forti conflitti locali, dopo il crollo dell'assetto bipolare.
Dopo l'intervento dell'Ambasciatore Ragaglini, il Vice Primo Ministro di Malta, Tonio Borg, prende la parola e con una velata nota di tristezza unita a sincera emozione ricorda i tanti avvenimenti che lo hanno legato al grande statista, in primis il rapporto instauratosi tra i due ai tempi in cui De Marco era il suo professore all’università.
Al termine della presentazione del Vice Primo Ministro, l’onorevole Scotti prende la scena e presenta il simposio, ricordando che l’Europa ha compiuto passi da gigante anche grazie alla diplomazia e al genio strategico di queste due importanti figure della storia del Novecento.
La prima parte della conferenza è dedicata interamente alla figura di De Marco e inizia con un video esplicativo sulla carriera politica dello statista, preparato dalla redazione di i-Italy.
L’Ambasciatore di Malta in Cina, Joseph Cassar, e Salvino Busuttil, Presidente della Fondation de Malte, erano presenti per testimoniare dal vivo l’umanità e l’abilità politica dello statista di Malta. “De Marco aveva una profonda comprensione dell’animo umano”, ha ammesso Busuttil.
La seconda parte del simposio è incentrata sulla figura di Amintore Fanfani.
“Costruttore di pace”, Presidente del centro studi Fanfani Franco Ciavattini descrive così le qualità del politico italiano. Anche il professore Camillo Brezzi, dell’Università di Siena [4], è presente al simposio e con estrema dovizia di particolari fornisce un ritratto storico dell’operato del politico Democristiano, che ha condotto il paese nella delicata fase di passaggio dall’agricoltura all’industria pesante. “Il Governo delle grandi riforme”, sono le parole utilizzate dal professore per descrivere il periodo storico e politico vissuto dal Belpaese negli anni in cui Fanfani è stato Primo Ministro.
Il professor Umberto Gentiloni Silveri, dell’Università di Teramo [5], si presenta al simposio con un saggio dal titolo “Fanfani all’ONU nel giudizio delle Amministrazioni USA”, in cui descrive al pubblico l’impegno profuso dal politico della DC per traghettare l’Italia in uno scenario di Neo-Atlantismo, una nuova struttura internazionale, capace di coniugare l’amicizia con gli Stati Uniti ad una nuova forma di indipendenza. L’europeismo era, a detta del professore, altro tratto distintivo del compianto statista, la ricerca continua del dialogo all’interno dell’Unione Europea.
Il professor Roggi, dell’Università di Siena è invece l’ultimo a parlare in questa seconda parte di conferenza, offrendo un’acuta analisi dal punto di vista economico. “Nuova dottrina geopolitica neo-atlantica, che affonda le radici nel Cristianesimo”, sarebbe stato l’approccio economista di Fanfani, che si oppose fermamente sia al Comunismo di stampo sovietico che al capitalismo affarista spietato targato Stati Uniti. La sua stessa concezione di pace cambia con il tempo e, soprattutto, dopo l’esperienza alle Nazioni Unite, “non è più un effetto di benessere economico a dare la pace ma un forte sentimento di giustizia sociale”.
Le conclusioni sono affidate a Riccardo Nencini, Assessore della Regione Toscana [6], che parla di come sia cambiato il termine riformismo e di come “prima venisse considerato un termine eversivo, mentre adesso vi è un abuso continuo” e a Lamberto Cardia, più volte capo di gabinetto presso diversi ministeri e vice capo di gabinetto alla Presidenza del Consiglio. Dipinge un’immagine di Fanfani ricca di aneddoti vissuti in prima persona per il pubblico in sala, descrivendo il suo rapporto professionale e personale con il grande statista, caratterizzato da “rimproveri e insegnamenti”. Racconta dei suoi trascorsi e del rapporto di sincero affetto che lo ha legato al grande statista negli ultimi anni della sua vita, quando lo andava a trovare a casa e lo aggiornava sulla situazione politica, sempre attento a "ciò che accadeva nel mondo". Lo ricorda come "un uomo rispettoso di regole illuminate da fede cristiana".
L’onorevole Enzo Scotti chiude la serata dicendosi orgoglioso di questa iniziativa, “la vera lezione politica che avremmo dovuto imparare da un politico come Fanfani”, ammette, “è che un politico deve mettere in gioco tutto sè stesso sulle scelte che compie, adesso questo è andato perso”.
E forse anche altro.
Source URL: http://iitaly.org/magazine/focus-in-italiano/fatti-e-storie/article/due-statisti-dal-mediterraneo-alle-nazioni-unite
Links
[1] http://iitaly.org/files/scotti1317519001jpg
[2] http://www.un.org/
[3] http://www.democraziacristiana.org/
[4] http://www.unisi.it/internet/home.html
[5] http://www.unite.it/UniTE/
[6] http://www.regione.toscana.it/