In nome delle libertà di pensiero

Emanuela Medoro (January 12, 2015)
L’attacco ha unito a Parigi capi di stato provenienti da tutta Europa e dal resto del mondo, oltre a due milioni di persone. La più grande manifestazione di tutta la storia francese, ha detto uno storico esperto in materia, una reazione fortissima, sentita e partecipata.

Il   valore della libertà di pensiero fu una delle colonne portanti  della sanguinosa rivoluzione borghese fatta dai francesi  contro i privilegi della nobiltà alla fine del 18° secolo. Dopo secoli di guerre sanguinose, raggiunta finalmente la pace in Europa, nutrita dagli ideali di libertà, eguaglianza e fraternità che hanno avuto origine in Francia, ecco un tragico attacco a Parigi.

La strage avvenuta nella redazione del giornale satirico Charlie Hebdo, reo di aver recato offesa al profeta, è percepita da tutti come una vera e propria dichiarazione di guerra da parte del terrorismo di matrice islamica. 
 

L’attacco ha unito a Parigi capi di stato provenienti da tutta Europa e dal resto del mondo, oltre a due milioni di persone. La più grande manifestazione di tutta la storia francese, ha detto uno storico esperto in materia, una reazione fortissima, sentita e partecipata.
 

Immagine inconsueta quella dei Capi di stato europei e africani sottobraccio, fisicamente uniti a manifestare unità di intenti nella lotta contro il terrorismo di matrice islamica. Operazione di comunicazione di forte simbolismo. L’Europa ferita, reagisce. Niente comizi e niente bandiere nella manifestazione dei capi di stato. Silenzio, per tutti.
 

Invece tante bandiere francesi nella manifestazione della gente, tanta. La folla densa, fittissima   sciamava lungo i viali di Parigi e cantava con forza la Marsigliese in un tripudio di bandiere e striscioni. Lo slogan “Je suis Charlie”, scritto anche arabo, ha largamente e con forza delegittimato la collera e la rabbia dei gruppi violenti di origine islamica.
 

Il Premier Matteo Renzi ha rappresentato la speranza dell’Italia in una Europa unita ed ispirata dai suoi valori fondanti nella lotta contro il terrorismo. Ebbene sì, mi sono sentita rappresentata anche io. Sento pure io la speranza che gli ideali della dichiarazione dei diritti e della rivoluzione francese nutrano ed ispirino il pensiero e l’azione dei capi di stato europei per rafforzare il sistema di sicurezza senza limitare la libertà.
 

Ed ora qualche piccola nota personale in margine a tutta la vicenda. Veramente terrificante, spaventoso, il video fortemente minatorio dell’Isis in circolazione su Facebook, detto in arabo e sottotitolato in inglese. L’immagine prevalente del video è quella della basilica di S. Pietro a Roma. In un giorno affollato farebbero stragi sanguinosissime e danni irreparabili.

Per concludere con un sorriso queste brevi riflessioni mi piace passare dall’adesione ideale al principio di libertà con lo slogan “Je suis Charlie Hebdo”, ad una concreta espressione della mia libertà personale. E dunque, in nome di essa, mi permetto di esprimere che le vignette di questa rivista mi piacciono poco. Preferisco una ironia più sofisticata e raffinata.
 

Senza confondere la satira di costume che “castigat ridendo mores” con il comico e la risata facile,   ricordo una mia bella  risata per una battuta allegra, trovata su facebook, italianissima e   campanilista assai, ”E’ ora di riprenderci la Gioconda, non se ne accorgerebbero neppure!”  Simpatica anche   la vignetta che rappresenta un omone armato fino ai denti che si presenta in Paradiso e reclama a gran voce le sue settanta vergini. Qualcuno gli   risponde che le sue se ne sono andate con i disegnatori di vignette.

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