Carlo Verdone torna al cinema con ottimismo

Monica Straniero (February 19, 2020)
In uscita dal 26 febbraio con Filmauro, il film scritto con Giovanni Veronesi si rifà alla tradizione della commedia all'italiana con risultati altalenanti e mai all'altezza del Verdone che abbiamo imparato a conoscere.

Mentre scorrono sullo schermo le immagini del nuovo film Si vive una volta sola di Carlo Verdone non si può non pensare alla grande tradizione del cinema italiano della commedia dolceamara che va da Amici Miei, tocca Pietro Germi, passa per Pietrangeli e ha la sua vetta più alta in quel Sorpasso di Dino Risi, per me un capolavoro inarrivabile.

Il regista e sceneggiatore Verdone cerca in questo caso di trovare la quadra in chiave moderna affidandosi alla straordinaria professionalità dei suoi amici, anche nella vita, Max Tortora, Anna Foglietta e Rocco Papaleo con i quali divide anche la residenza a Roma nel bel quartiere di Monteverde Vecchio.

L'interazione fra i quattro è innegabile, stanno bene insieme e si trovano a meraviglia come fossero a teatro. Ma è tutto qui. Il film ha una trama fragilissima e abbastanza scontata, le gag dopo un po' diventano pesanti e noiose e anche l'intervento erotico sensuale di Mariana Falace nei panni della figlia discinta e un po' zoccola di Verdone appare fuori luogo. Per continuare a guardare questo film non ci basta vedere il perfetto lato b della signorina, sventagliato a destra e a manca con la scusa di criticarlo.

Verdone e i suoi sono impeccabili chirurghi, professionisti stimati e seri sotto le cui mani anche il Papa è tranquillo ad affidarsi. Ma tanto sono bravi nel lavoro, tanto sono pasticcioni, imbranati e anche sfortunati nella vita privata. In comune hanno, oltre alla medicina, una passione per gli scherzi che si tramandano da anni e di cui sono vittima loro stessi. In particolare l'anestesista Amedeo Lasalandra (Rocco Papaleo) è il bersaglio preferito. Gli altri tre riescono a rovinargli qualunque cosa, da una serata romantica finanche ad un'intervista di lavoro. 

Sono scherzi feroci che lasciano il tempo che trovano, comprensibili che servano per stemperare la tensione di una sala operatoria dove l'equipe apre e chiude corpi di continuo, ma non per questo non cogliamo una buona dose di patetismo e anche immaturità. Possibile che a 50 anni suonati riescano a divertirsi solo così? Se ne accorge anche Amedeo che sbotta e manda a quel paese gli amici, se ne accorge anche lo stesso Verdone che, ad un certo punto, cambia di colpo la sceneggiatura date le mutate circostanze che riguardano uno dei protagonisti. Da qui gli scherzi finiscono e l'amicizia ridiventa quel rifugio, quel sostegno che ognuno di noi va cercando in un volto amico. Fino al prevedibile colpo di scena finale che naturalmente non sveliamo.

Non è molto per gli affezionati fan di Verdone, abituati da anni ad una comicità più raffinata, a siparietti meno dozzinali, a battute cariche di malinconia, ironia e verità dolorose sulle quali riderci sopra per non morire, a personaggi meglio costruiti, a riflessioni provocate anche in modo serio.

Infine, non va taciuto, manco fossimo in un film di James Bond, un product placement abbastanza brutale. Se lo scopo era comunque farci andare in Puglia, dove si svolge parte dell'azione, almeno quell'obbiettivo è stato raggiunto. La Puglia non solo non tradisce mai, ma non fa scherzi.

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