Articles by: Mila Tenaglia

  • Art & Culture

    Medardo Rosso, A Retrospective

    The Italian Culture Month has just come to a close, after seeing many arts events staged by major centers of Italian and Italian-American culture in New York. During the month there was a strong appeal to popularize 19th century Italian art, especially among American audiences more drawn to its 20th century counterpart.

    One show of particular interest is the second annual exhibit at CIMA, the Center for Italian
    Modern Art, which showcased the work of Medardo Rosso (Turin, 1858 – Milan, 1928), a pioneer in the evolution of modern Italian sculpture. It is in fact difficult, according to scholars, to label this artist as belonging to any particular school. He could define the end of one breaking point and the beginning of modernity in Italian sculpture.

    The opening was attended by two people extraordinarily important for understanding the artist: Danila Marsure Rosso, grandniece of the sculptor and director of the Museo Medardo Rosso of Barzio, and art historian and Rosso scholar Sharon Hecker.The show will be up at CIMA until June 2015 and explores the different artistic genres in which Medardo Rosso worked, from wax, bronze and plaster sculptures to experimental photographs—originals and prints—to abstract drawings.

    The presentation helps uncover “del vero” (or realist) sculpture, which wasn’t understood well until after Rosso’s death in 1928, when it assumed greater relevance in the 20th and 21st century. Medardo Rosso was very interested in social themes and loved portraying children, the elderly and the poor in his sculptures. Hence in his studio he turned to “the real.” Rosso came to Paris for the first time in 1885, where he gained the admiration of and became friends with the French sculptor Rodin. His works become 3-D as they reflect light and cast a shadow play clearly intended by the artist.

    “We wanted to examine the different kinds of materials the master worked with—photography, sculpture and drawing. As I stroll around his works, the foundation seems to take on more poetic, autonomous and discontinuous tones,” says Founder and President of CIMA Laura Mattioli. Pleased to be strolling around Medardo Rosso’s photographs, she says, “It’s really important to have had the chance to exhibit the photographs, because they are key to understanding Medardo Rosso from a contemporary viewpoint.

    He is always filed away with the 19th century but we have to bring him closer to the turn of the 20th century.”Of the 115 works displayed at CIMA, fifty are original photos taken by the artist, and twenty displayed in CIMA’s kitchen are reprints depicting two different settings, the studio where he worked and the museums where his sculptures were displayed.

    It’s well worth it to linger over a few stunning works like the three Madame Noblet sculptures made with different materials—one in bronze in 1897, one in plaster after 1914, and one in dark wax made between 1913-14. Rosso’s Rieuse, inspired by the enigmatic smile of Leonardo’s Mona Lisa, has  never been out of Italy before now and is on loan from the Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro in Venice.

    In the coming months there will also be a series of events with special guests, including Nicholas Cullinan, curator at the Metropolitan Museum of Art, and Isabelle Dervaux, curator at the Morgan Library & Museum. 

  • Arte e Cultura

    L'evoluzione artistica di Medardo Rosso al CIMA

    La settimana scorsa il Center for Italian Modern Art ha tenuto la presentazione sulla nuova retrospettiva dell'artista Medardo Rosso (Torino 1858 - Milano 1928), figura fondamentale per comprendere l'evoluzione della scultura moderna italiana.

     

    Medardo Rosso ruppe totalmente i cardini del classicismo della scultura del XIX secolo rappresentando una realtà differente, attenta al sociale. Un punto di rottura con il passato e l’inizio della modernità nella scultura italiana.
     

    E’ infatti difficile, a parer degli studiosi, poter etichettare questo artista in una corrente in particolare. Non si sentiva a suo agio nemmeno con il futurismo e con i movimenti del '900.

    Tra gli ospiti di eccezione, oltre la fondatrice e Presidente Laura Mattioli e l'Executive Director Heather Ewing, hanno parlato Danila Marsure Rosso, pronipote dello scultore, proprietaria del Museo Medardo Rosso di Barzio e Sharon Hecker, storica d'arte moderna e contemporanea e studiosa di Medardo Rosso.

    L'organizzazione del CIMA, che ha aperto a febbraio scorso con l'installazione su Fortunato Depero, si è così spogliata dalle opere colorate ed energiche dell'artista futurista per dare spazio alle sculture in gesso, cera e bronzo, alle fotografie sperimentali in bianco e nero - originali e ristampe - e ai disegni astratti dello scultore.

    "Questa non vuole essere una presentazione di tipo tradizionale, nè una galleria: questo posto vuole diventare come un palco nella quale camminare, poter guardare e ammirare le opere, sentirne la storia dell'arte" esordisce l'Executive Director Heather Ewing.
     

    Una retrospettiva, come ha tenuto a sottolineare la Presidente Laura Mattioli, che punta alla riscoperta dello scultore “del vero” che dopo la sua morte nel 1928 fu capito maggiormente e assunse un ruolo di rilevanza soprattutto nel XX e XXI secolo.

    Medardo rosso aveva un grande interesse per i temi sociali e amava ritrarre nelle sue sculture le persone umili, i bambini e gli anziani. Uno studio rivolto alla ricerca del vero: piccoli volti ma anche sculture a grandezza d'uomo, fragili e spontanee.

    A Parigi si reca per la prima volta tra il 1885-1886 ottenendo anche l’ammirazione in tutta Europa e l’amicizia di Rodin, scultore francese. 

    Negli Stati Uniti a partire dagli anni '60 sono state già fatte mostre in sue onore ma questa è la prima che dedica una panoramica completa su Medardo Rosso.

    “Abbiamo voluto indagare sui differenti tipi di materia con cui lavorava il maestro - foto, scultura e disegno. Ogni stanza sembra come assumere dei toni più poetici, autonomi e discontinui” spiega Laura Mattioli. 

    Cammina ammirando le fotografie di Medardo Rosso, spiegandole ai giornalisti “E’ molto importante avere avuto la possibilità di esporre le fotografie perchè sono una chiave di lettura per capire Medardo Rosso dal punto di vista contemporaneo. Viene sempre accostato nell’800 ma dobbiamo farlo avvicinare anche ai primi del '900”.

    Nella cucina dove è possibile prendere un caffè Lavazza, sponsor della mostra, sono state disposte le ristampe che ritraggono lo studio di Medardo, i suoi attrezzi da lavoro e i musei che hanno alcune delle sue opere.

    Nel corridoio le foto originali, piccole, rotte, affascinanti.
     

    Vale la pena soffermarsi su alcune opere di forte impatto come le tre sculture, realizzate con materiali differenti, dal titolo Madame Noblet: quella in bronzo del 1897, quella in gesso post 1914 e in cera nera creata tra il 1913-14;
    Rosso’s Rieuse invece è un lavoro ispirato all'enigmatico sorriso de la Mona Lisa di Leonardo Da Vinci. Una scultura fragile che non era mai uscita dall’Italia prima d’ora e presa in 'prestito' dalla Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro a Venezia.
     
    Una serie di appuntamenti accompagneranno questi mesi. Seminari, simposi, incontri con studiosi, curatori e intellettuali come Nicholas Cullinan, curatore at the Metropolitan Museum of Art, and Isabelle Dervaux, curatrice at the Morgan Library & Museum.La mostra sarà presente fino al 27 giugno 2015.

  • Arte e Cultura

    La rivoluzione dei Cammei

    Nella zona Upper East Side di New York c’e’ un piccolo e prezioso negozio, AMEDEO. E’ come entrare in un tempio antico e lasciarsi travolgere dai piccoli tesori del passato.

    Qui troverete non solo il cammeo classico con la bellezza di inizio secolo incisa, ma bracciali, orecchini, anelli con simboli di api, scimmiette, teschi, lettere, corone.

    I Cammei sono gioielli che racchiudono un’arte tramandata nei secoli dall’affascinante civilita’ mediterranea a oggi.

    Rappresentano storie di dei e di popoli, di paure da sconfiggere, di magie e ritualità, di arti mediche e talismani. Arte e moda. L’arte pregiata dell’incisione su pietra racconta anche le vicende di un antico borgo marinaro diventato centro della lavorazione del cammeo su conchiglia e del corallo. Parliamo di Torre del Greco, provincia di Napoli, dove Amedeo Scognamiglio e’ cresciuto.

    “Avevo solo 15 anni quando con mio padre ho mosso i primi passi verso i piccoli e oscuri segreti del mestiere. Già nel 1857 la famiglia Scognamiglio operava un'azienda manifatturiera di coralli e cammei. Questa rappresenta la più importante realtà produttrice di Cammei nel mondo”. Tutt'oggi sopravvive, con mio padre Michele, quinta generazione.”

    Tra i primi ricordi di Amedeo ci sono gli odori del corallo grezzo e delle mille conchiglie, i “suoni” degli attrezzi tipici dei laboratori artistici di antica tradizione. Sebbene i suoi studi siano stati improntati a quelli piu’ classici della borghesia italiana tipica “Ho studiato al liceo classico e mi sono laureato in giurisprudenza all'Universita di Napoli.

    Pero’ crescendo in una famiglia di così forte impronta artigianale, ho vissuto anche la mia infanzia e adolescenza circondato da artisti incisori, da mia madre che disegnava cammei e gioielli e mio padre che dirigeva l'azienda e i suoi piccoli artigiani”.

    “Dopo scuola praticamente vivevo la vita di ‘bottega’ e cercavo di imparare ‘con gli occhi’ quanto possibile. Intorno ai 15 anni decisi che avrei imparato l'arte dell'incisione del cammeo: pensiero ostacolato da tutti, perfino da mia mamma che credeva fosse un capriccio passeggero, e dai maestri incisori che non intendevano in nessun modo insegnare questa segretissima arte tramandata da secoli di padre in figlio... al figlio del "padrone" . Solo mio padre credette in me è nella mia genuina ‘vocazione’.

    Grazie al suo supporto da autodidatta in pochi anni diventai un giovane ‘maestro incisore’ e a soli 19anni i miei cammei venivano venduti in Giappone a prezzi da alta gioielleria”. “Erano cammei dalle incisioni molto classiche, nella tradizione artistica neoclassica cara al nostro patrimonio culturale: matrone romane, dee, scene mitologiche o neoromantiche”.

    AMEDEO, ovvero la collezione di gioielli con cammei moderni che porta il nome del designer, nasce quindi da questa storia di piccolo artigianato, la bella provincia italiana, la tradizione familiare. Solo con un bagaglio culturale di questo tipo e' stato possibile per Amedeo modernizzare, rivoluzionare, reinventare qualcosa di così antico come il cammeo.

    NYC

    L’avventura newyorkese comincia nel 2001 quando Amedeo fu completamente assorbito con Roberto Faraone Mennella, amico e socio, nella creazione del brand di alta gioielleria Faraone Mennella by RFMAS. Questa società, che porta come nome le iniziali di entrambi, ancora oggi rappresenta non solo il ‘marchio’ di fabbrica di tutti i gioielli Faraone Mennella, ma il nome del gruppo cui fanno capo tutti i brands e società nel mondo.

    “Siamo stati davvero degli innovatori nel settore, tanto che nel 2007 il TIME magazine ci ha incluso nella lista dei 100 designers più influenti del mondo”.

    “Da un po' di tempo sentivo pero’ in me la spinta a presentare al mondo una nuova concezione del cammeo, la mia visione. Questa esperienza ovviamente aveva cambiato anche il mio approccio al mondo dei cammei che vedevo sempre più statico e legato al passato, immobile. E il desiderio di rivoluzionarlo cresceva sempre più anche se provavo un certo timore, quasi come se cambiare qualcosa di quel mondo così antico potesse sembrare irrispettoso”.

    “Decisi allora di farlo in maniera sperimentale, aprendo nell’ottobre 2006 AMEDEO a Nyc: cose un po' ‘pazze’, diverse, punk e presentandole solamente all'interno di un mio spazio. Il successo fu immediato! Aprimmo poi anche Dallas, Houston, Bal Harbour. Questo genere molto più aperto al nuovo, alle tendenza e al design si e’ dimostrato perfette per il cliente americano; noi italiani siamo più conservatori, e temiamo l'innovazione. Per quanto riguarda me e i cammei, forse vale l'antico brocardo latino ‘nemo profeta in patria’ ”.
     

    “Abbiamo certamente avuto l'immensa fortuna di essere stati scelti e supportati da grandi dive di Hollywood e della moda e del jet-set americano come Sarah Jessica Parker, Oprah Winfrey, Carolina Herrera, Olivia Chantecaille, Scarlett Johanson, Rihanna, Brooke Shields e moltissime altre... ma per puro caso. Il segreto e' invece proprio quello di avere in mente quando si disegna una donna ‘reale’, non un personaggio famoso. Solo così si costruisce un'azienda sana: le celebrities d'altronde vogliono essere trattate da persone normali”.

    L’estate scorsa AMEDEO ha aperto anche a Capri ma l’inverno newyorkese prevedere delle novita’: “siamo in piena attività per la riapertura del nuovo negozio AMEDEO di Nyc molto più contemporaneo e appropriato al look odierno della collezione e in contemporanea aprira’ la nuova boutique di Faraone Mennella”. Ci tiene a precisare “Tutti i nostri negozi sono disegnati da Roberto Faraone Mennella, il cui primo amore resta l'architettura.

  • Facts & Stories

    Historical Agreement Between the Calandra Institute and University of Calabria

    It was a special occasion and the atmosphere was filled with excitement. The eager public gathered enthusiastically, keen to witness a cultural event they had been long waiting for.

     

    Symposium and Signing Ceremony with the University of Calabria . "A friendly meeting that marks the history of our Institute", these the introductory words of the John D. Calandra Institute Dean Anthony Tamburri who opened the ceremony. “A decisive moment that seals the great achievement of the two university institutions”. “

    It's the first time that an Italian University specifically offers an Italian American course of studies. It's a historical event".

    The agreement will promote a unique collaboration in the field of Italian American studies, an intercultural exchange between University of Calabria and the Queens College (CUNY). With the inclusion of Italian American studies at Calabria University the students will have the opportunity to further their studies in America and vice versa.

    The Symposium speakers were: the University of Calabria Dean Gino Mirocle Crisci, Queens College Professor Felix Matos Rodriguez; University of Calabria professors Margherita Ganeri and Marta Petrusewicz; Professors Fred Gardaphe’ and Joseph Sciorra from Calandra Institute; and Professor Donna Chirico from York College, CUNY.

    The Calandra Institute room was packed with professors, journalists, intellectuals and many community representatives, all aware of the importance of this agreement.

    We met, among the others, the writer Amara Lakhous, who has been living in Rome since 1995, mostly known for his book Clash of Civilizations Over an Elevator in Piazza Vittorio, which recounts the experience of today's migrants living in the Italian capital.

    A not to be missed event for the New York Consul General, Natalia Quintavalle :"I've had other opportunities to speak with Dean Crisci previously, but this is it” she says smiling. “Being here today to witness the birth of this collaboration between the two universities is very important to me, and I intend to visit the University of Calabria as soon as feasible"

    During the presentation Crisci illustrated the history of the young University first established in 1968 and operative since 1972. " This institution needs to open up to the world, to be known. We have many international students from Asia and South America, Doctoral Degree programs, Erasmus programs for Europe and Engineering and Science courses. Now the time has come to build a bridge with America".

    “The Campus includes two theaters, two cinemas and three libraries. We don't want to stop here, we want to embrace America and today's agreement makes history" proudly stated the Dean.

    The new president of Queens College, Felix Matos Rodriguez, who had also taken part to the study on diaspora, sealed the deal with Crisci and highlighted the similarities between the two universities.

    The event finally saw the valuable contributions of intellectuals and academics like Fred Gardaphe' and Joseph Sciorra from Calandra Insitute, Donna Chirico from York college, Margherita Ganeri and Marta Petrusewicz from University of Calabria.

    Donna Chirico emphasized the desire to show the Italian Americans in a different light and the unique opportunities to take the program outside the campuses.

    The same concept was then expanded by Professor Margherita Ganeri who brought up the conservative attitude of Italian Universities: " Italian American Literature is extremely relevant in the US but in our Department of Italian Studies it’s not included in the program”.
    "Italian students are interested in this literary field, but many of them don't even know what Diaspora is. In order to transmit the knowledge of Italian-American studies we need to deepen and consolidate the research. After all our region, Calabria, has seen a very big part of its population emigrating" Ganeri added excited.

    "Thanks to the studies on diaspora we have managed to find the connections lost by those Italian migrants who, once on the other side of the Ocean, ended up losing their cultural baggage" concluded Marta Petrusewicz.

    Joseph Sciorra, Director for Academic and Cultural Programs at the Calandra Institute, drew the event to a close. As a folklorist and researcher on Italian American identity he seized the opportunity to present the book : Embroidered Stories: Interpreting Women's Domestic Needlework from the Italian Diaspora. A multidisciplinary anthology that analyses people's behavior through the products of intellect like art, music and history.

    " For example interpreting women's domestic needlework from the Italian Diaspora. The interesting outcome is not only what women did in this manufacturing field, but the legacy given to their children and grandchildren and how it changed over time."

    Finally, special thanks for the successful ceremony that marks a crucial moment in the history of these two universities were given to the 'columns' of the Calandra Institute: John Migliori and Fred Gardaphe.

  • Fatti e Storie

    Storica firma tra il Calandra e l'Università della Calabria

    L'atmosfera è quella delle grandi occasioni. Nell'aria si sente grande entusiasmo. Il pubblico affluisce con entusiasmo. Si respira ottimismo e voglia di cultura nell'aria per qualcosa che si attendeva da tempo

    Symposium and Signing Ceremony with the University of Calabria 
    "un incontro amichevole che segna la storia del nostro istituto". Queste le parole di apertura del dean del John D. Calandra Antony Tamburri che ha introdotto la cerimonia al Calandra Institute. "Un momento topico per sigillare un grande passo tra le due istituzioni universitarie. È la prima volta che un'università italiana offre un corso specifico italo-americano. Oggi è un momento storico".

    E' stato infatti firmato l'accordo che permetterà una collaborazione unica, nel campo degli studi italo-americani, di scambio interculturale tra l'Università della Calabria e il Queens College (CUNY). Uno scambio culturale che vede dunque l'inserimento di un corso di studi italo americani all'interno dell'Università della Calabria e l'occasione per gli studenti di approfondire gli studi in America e viceversa. Gli studuenti americani avranno modo di approfondire la cultura italiana e italo-americana e quelli italiani potranno vivere a New York, nel suo melting pot culturale, una esperienza unica. 

    Il simposio ha visto come relatori il Rettore dell'Università della Calabria Gino Mirocle Crisci, il professore Queens College Felix Matos Rofriquez; le professoresse dell'Università della Calabria Margherita Ganeri and Marta Petrusewicz; il professore Fred Gardaphe e Joseph Sciorra del Calandra Institute; la professoressa Donna Chirico, York College, CUNY.

    La sala del Calandra Institute era dunque gremita di professori, giornalisti, intellettuali, diversi rappresentanti della comunità, tutti consapevoli dell'importanza dell'accordo.

    Incontriamo anche lo scrittore Amara Lakhous, che vive a Roma dal 1995, noto soprattutto per il libro Scontro di civiltà per un ascensore a piazza Vittorio che racconta l'esperienza di vivere nella capitale italiana degli emigranti di oggi.

    Non mancava certo il console generale di New York, Natalia Quintavalle "Ho avuto più volte l'occasione di parlare con il Rettore Crisci ma questa - die e sorride - è la volta buona".
    "Essere qui oggi e veder nascere questa collaborazione tra le due università per me è molto importante e appena possibile andrò a visitare l'Università della Calabria".

    Durante la presentazione Crisci racconta  la storia di questa giovane Università nata nel 1968 e attiva dal 1972. "Questa istituzione deve aprirsi al mondo, farsi conoscere. Abbiamo tanti studenti internazionali dal Sud America all'Asia e programmi di dottorato, Erasmus per l'Europa e corsi soprattutto in Ingnegneria e Scienze. Ma è tempo di creare un ponte con l'America". 

    "Il campus è composto da due teatri, due cinema, tre librerie e non vogliamo fermarci. Vogliamo andare oltre e aprirci anche agli USA e firmando oggi questo patto stiamo facendo la storia" dichiara con orgogno il rettore.

    Il nuovo presidente del Queen College, Felix Matos Rodriguez, che si e' anche occupato dello studio sulla diaspora, sigla così il patto con Crisci ed insieme mettono in evidenza le somiglianze tra le due università 

    L'evento ha visto infine intervenire intelletuali e accademici come Fred Gardaphè e Joseph Sciorra del Calandra, Donna Chirico dello York College, Margherita Ganeri e Marta Petrusewicz dell'Università della Calabria.

    Esordisce Donna Chirico che sottolinea la volontà di rappresentare gli italoamericani sotto una luce differente e l'opportunità preziosa di portare il programma fuori dai campus. Si lega a questo concetto la professoressa Margherita Generi discutendo sull'attitudine conservativa all'interno dell'Università italiana. "La letteratura italo-americana è molto importante negli Stati Uniti ma non si può paragonare con il dipartimento di Italianistica da noi che si suddivide in storia della letteratura italiana, in linguistica e in altre branche. Per esempio io insegno letteratura contemporanea e non mi è permesso insegnare Petrarca, Dante o Ariosto ma solo dall'Unificazione Italiana a oggi".

    Prosegue con fervore "Bisogna andare in profondità  su questi tipi di studi e in particolare su quelli italo-americani affinchè la conoscenza degli studi possa essere trasmessa a tutti gli studenti italiani sono interessati a conoscere questo tipo di letteratura, ma molti non sanno neanche cosa sia la diaspora. Del resto dalla nostra regione c'è stato un altissmo tasso di emigrazione".

    "Grazie agli studi sulla diaspora abbiamo modo di poter trovare quelle connessioni perse dai migranti italiani che arrivavano oltre oceano e perdevano il proprio bagaglio culturale" afferma Marta Petrusewicz.

    Chiude la cerimonia Jospeh Sciorra, Director for Academic and Cultural Programs al Calandra Institute che, in quanto studioso sul folklore e sulla identità italo-americana ha colto l'occasione per presentare il libro Embroidered Stories: Interpreting Women's Domestic Needlework from the Italian Diaspora. Una antologia multidisciplinare che analizza
    attraverso i prodotti dell'intelletto come l'arte, la musica, la storia il comportamento delle persone. "Per esempio interpretando la storia dell'ago e cucito nelle donne dalla diaspora italiana. Il risvolto interessante non e' solo quello che hanno fatto le donne in questo campo manufatturiero ma l'eredita' trasmessa nel tempo a figli e nipoti che si e' trasformata" conclude Sciorra.

    Infine un ringraziamento speciale per la perfetta riuscita di questa cerimonia che segna un passo fondamentale nella storia di queste due università è  stato fatto alle "colonne" del Calandra Institute: John Migliori e Fred Gardaphe.

  • Style

    The Cameo Revolution

    There is a beautiful little store on New York’s Upper East Side called Amedeo. Entering it is like entering an ancient temple full of beautiful treasures from the past. Not only do they have classic cameos, but also bracelets, earrings and rings with symbols of apes, monkeys, skulls, letters and crowns. 

    Cameos have as much artistic merit as they do fashion cred. They represent stories of gods and men, fears to overcome, magic rituals, medical arts and talismans. The art of making cameos has been passed down for centuries in the Mediterranean, and its history includes a chapter on an ancient Neapolitan fishing village that became the hotbed of cameo production. The village, Torre del Greco, just happens to be where Amedeo Scognamiglio grew up.

    Family Business

    “I was only 15 years old when I took my first steps towards the obscure secrets of the art with my father. Since 1857 the Scognamiglio family has run and operated a company manufacturing corals and cameos. It was the most important cameo producer in the world. It’s still around today, with my father Michele, fifth generation.”  Amedeo’s first memories include the smell of coral, the sight of thousands of shells, the sound of the tools in the traditional workshop. Although he was a typical middle-class Italian student and studied accordingly: “I went to a classics high school and majored in Law at the University of Napoli. However, having grown up in a family that was so artisanal, I spent my childhood and adolescence surrounded by engravers: my mom designing cameos and jewelry, my father running the company and the artisans themselves.”  

    At around 15 he decided he wanted to learn the art of engraving cameos. Everybody in the family was against it. His mom thought it was just a passing fancy. And the master engravers had no intention of teaching the secrets of the art, which had been passed down over centuries from father to son, to their boss’ son. But his father believed in him and thanks to his support in a few years he became a young ‘master engraver.’  At only 19 his cameos were being sold in Japan as high-end jewelry. “They were classic cameos, in the neo-classical tradition dear to our cultural patrimony: Roman matrons, goddesses, and mythological and neo-romantic scenes.”

    New York & World Success

    The New York adventure began in 2001 when Amedeo, with friend and partner Roberto Faraone Mennella, was consumed with the creation of the high-end jewelry brand Faraone Mennella by RFMAS (the acronym combines both men’s initials) “We really were innovators in the field, so much so that in 2007 TIME magazine included us in the list of the 100 most influential designers in the world,” says Amedeo.   

    That was a time of extensive experimentation as Amedeo felt the urge to present the world with a new conception of the cameo. “I wanted to revolutionize the world of cameos that I saw as increasingly static, tied to the past, immobile. I wanted to mix this ancient Italian tradition with the fashion, trends, and almost futuristic energy that only New York City can offer!” So, in October 2006, he opened Amedeo in the City. The pieces were a bit crazy, different, punk. “They were sold exclusively in my store. And it was an immediate success! Later we opened stores in Dallas, Houston, and Bal Harbour. This new, fashion-friendly style was perfect for American customers. Italians are more conservative, they are somewhat afraid of innovation. I, instead, have always admired innovators.”   

    And this winter will bring yet something new. “We’re working hard to reopen the Amedeo store in New York with a more appropriate contemporary look to match the collection. At the same time, we’ll be opening the new Faraone Mennella boutique. All of our stores are designed by Roberto Faraone Mennella, whose first love is architecture.” 

  • Events: Reports

    The Macchiaioli

    The month for Italian culture, Italian Heritage & Culture Month, seems to be rich in events, theatrical performances and concerts filled with the valor of patriotic Italian culture.

    However, one of the most important is The Macchiaioli, a nostalgic dedication to the Florentine art movement beginning around 1855. 

    Thirty years have passed since, in 1986 in Los Angeles, there was an exhibit of current paintings by Macchiaioli. 

    Only one pair of these works that is on display was displayed in Tokyo in 1976, forty years ago. 

    The Italian Cultural Institute of New York hosted another twenty works from major exhibits of the expressive movement, “such as the impressive canvases of La 

    battaglia della Sforzesca by Giovanni Fattori, La bigherinaia by Silvestro Lega, Giovane trecciaiola by Cristiano Banti and Papin de Lilela by Telemaco Signorini, or unpublished work such as Cavallereggi in perlustrazione, for example, the production of the military theme by Giovanni Fattori and L’Arno alle Cascine by Serafino De Tivoli testimony of the years’ bold experimentation of the ‘brushstroke’ that the painter uses to leave the end of fifty years.”

    The symbolic masterpieces are of extraordinary fascination when understanding avant-garde art – the most innovative art in the world. 

    The curator of the exhibit, Marco Bertoli, has been working in the art field for thirty years, and, in particular, analyzing eighteenth century paintings from before the 1900s since 2005, and advising the Christie’s Auction House in New York, near Rockfeller Center. 

    “The exhibit, The Macchiaioli, begins the need for the American public to get to know the Italian painting from the 1800s. To recount and to represent what the “brushstroke” is, the exposition created a trip through most-loved themes of Macchiaioli: sketches, intimate scenes, recovered landscapes in nature...”

    “The idea to use these paintings, all coming from private collections, has come out of talking with the ex-director of the Italian Culture Institute, Riccardo Viale, and with Fabio Troisi, attachè for cultural affairs of the Italian Cultural Institute.

    The consul general of New York, Natalia Quintavalle, a woman from Tuscany and a lover of this movement, demonstrated her enthusiasm at this retrospection of Macchiaioli".

    On Park Avenue, at the entrance of the Italian Culture Institute, there will be a large board to greet the public of the painting Giovane Trecciaiola by Cristiano Banti, the main figure who sticks out in the Tuscan Macchiaioli movement. 

    Many important sponsors of Made-In-Italy that have heard of Marco Bertoli promote the Italian event in order to get to know the Italian culture of the Italian Renaissance, beginning with Macchiaioli. “Furthermore,” concludes the curator, “the event will be promoted by Eattaly on October 12th by Oscar Farinetti, on the occasion of the EXPO 2015 presentation.

  • Arte e Cultura

    The Macchiaioli

    Il mese della cultura italiana, l'Italian Heritage & Culture Month, si prospetta ricco di eventi, rappresentazioni teatrali e concerti legati alla valorizzazione del patrimonio culturale italiano.

    Tra questi uno degli appuntamenti più importanti è The Macchiaioli, la retrospettiva dedicata al movimento fiorentino nato intorno al 1855. Sono passati quasi trent’anni da quando, nel 1986 a Los Angeles, ci fu una mostra sulla corrente pittorica dei Macchiaioli.
     

    E solo un paio di queste opere che verrano esposte furono esposte a Tokyo nel 1976, quaranta anni fa.

    L’Istituto Italiano di Cultura aspiterà oltre 20 opere dei maggiori esponenti del movimento pittorico "come l’imponente tela de La battaglia della Sforzesca di Giovanni Fattori, La bigherinaia di Silvestro Lega, Giovane trecciaiola di Cristiano Banti e la piccola tavola Papin de Lilela di Telemaco Signorini, o inediti come Cavalleggeri in perlustrazione esempio della produzione di tematica militare di Giovanni Fattori e L’Arno alle Cascine di Serafino De Tivoli testimonianza degli anni delle audaci sperimentazioni della “macchia” che il pittore condusse a partire dalla fine degli anni Cinquanta”.

    Capolavori emblematici e di straordinario fascino per la comprensione di una delle avanguardie più innovative in campo internazionale.

    Il curatore della mostra, Marco Bertoli, da oltre trenta anni lavora nel campo dell’arte e in particolare per ciò che riguarda la pittura dell’Ottocento e del primo Novecento, dal 2005 è consulente della Casa d'Aste Christie's di New York, presso il Rockefeller Center.

    “La mostra The Macchiaioli nasce dall’esigenza di far conoscere al pubblico americano la pittura italiana dell ‘800. Raccontare e raffigurare cos'è la 'macchia' L’esposizione conduce in un viaggio tra i temi prediletti dai Macchiaioli: i ritratti, le scene d’interno ei paesaggi ripresi en plein air...”

    “L’idea di portare questi quadri, tutti provenienti da collezioni privati, è venuta fuori parlando con con l’ex direttore dell’Istituto Italiano di Cultura Riccardo Viale e con Fabio Troisi, attache culturale dell’Istituto. La console generale di New York, Natalia Quintavalle, toscana e amante di questa corrente, si è dimostrata entusiasta a questa retrospettiva sui Macchiaioli”.

    Su Park Avenue, all’entrata dell’Istituto Italiano di Cultura ci sarà ad accogliere il pubblico

    un pannello di due metri e venti raffigurante il quadro Giovane Trecciaiola di Cristiano Banti, esponente di spicco del movimento dei Macchiaioli toscani.

    Molto importanti gli sponsor made in italy che hanno aiutato il Marco Bertoli a promuovere l’evento italiano a far conoscere la cultura italiana del Rinascimento a cominciare dai Macchiaioli. “Inoltre” conclude - il curatore –“l’evento sarà promosso da Eataly il 12 ottobre da Oscar Farinetti  in occasione della presentazione di EXPO 2015”.

  • Arte e Cultura

    The Garbage Patch State arriva alle Nazioni Unite

    Il Garbage Patch e’ un fenomeno poco visibile e sconosciuto per la maggior parte delle persone. Solo di recente i media piu’ diffusi hanno cominciato a parlare di questo problema. Si tratta di un conglomerato di rifiuti plastici che si addensa in particolare nell’Oceano Pacifico ma sta minacciando anche gli altri mari. Parliamo di un’estensione di 16 Km quadrati grande quanto il Texas. Un vero e proprio stato di rifiuti.

    “Qualche anno fa lessi dell’esistenza del Garbage Patch. Mi colpi’ molto e da allora approfondii la ricerca su questo disastro ambientale. Dovevo fare qualcosa”.
     

    Maria Cristina Finucci e’ un’artista, architetto e designer. Durante la sua carriera ha vissuto e lavorato a New York, Parigi, Bruxelles, Mosca, Madrid e Roma. Con questa brillante iniziativa l’artista toscana ha voluto sollevare uno specifico problema ambientale della dispersione dei rifiuti nei nostri oceani.
     
    “Ci voleva una rappresentazione sintetica e simbolica che riassumesse questa immagine. Pensai di realizzarla attraverso una tecnica trasmediale, ovvero seminando vari ‘indizi’ di differente natura”.
     
    “Prima di tutto”, spiega Maria Cristina, “L’11 Aprile del 2013 ho simbolicamente fondato lo ‘Stato di plastica’ con una grande installazione nella sede dell’Unesco di Parigi. Ho messo dei grandi sacchi trasparenti di plastica con dentro dei tappini per simboleggiare l’isola.

    Ho creato delle cartoline con l’immagine dello stato e la scritta ‘Greetings From the Garbage Patch state’ ”.
     

    “Qualche mese dopo sono andata a Venezia e ho aperto il mio Padiglione all’Universita’ Ca’ Foscari.

    Abbiamo fatto partecipare gli studenti e creato il mito fondante dello Stato. Sulla scia del mito greco si  è discusso sulla religione, la geografia, le etnie. Come un vero Stato appunto. Lo Stato ha continuato a viaggiare: siamo andati a Madrid a una fiera internazionale di arte contemporanea e ho portato una grande installazione.

    Dopo un anno The Garbage Patch State ha celebrato la prima Festa Nazionale con una grande onda di plastica messa sulla piazza del MAXXI Museo a Roma. E poi non  è  potuta mancare l’apertura della sua prima Ambasciata”.

    Ci spiega meglio: “Molti mi chiedevano di poter diventare cittadini dell’isola, o addiruttura ministri”.
     
    “Ho schedato migliaia di oggetti, possibili abitanti del Garbage Patch State. Ciabatte, bicchieri, forchette di plastica, detersivi. Ho fatto dei certificati di nascita per chiunque volesse diventare cittadino e adottare un oggetto”. Da allora la stampa di tutto il mondo ha cominciato a parlare di queste installazioni”.
     
    Poi il viaggio è proseguito oltre oceano, non poteva certo mancare New York.
    “Per me e’ un onore essere presente alle nazioni Unite con questa installazione il 29 Settembre. L’Ambasciatore Cardi si e’ dimostrato entusiasta all’idea ed e’ stato davvero piacevole collaborarci”.
     
    Anche l’ENI, sponsor ufficiale,  è stato di grande supporto all’iniziativa “Si tratta di un progetto intelligente che ha visto da subito il nostro sostegno non solo per il messaggio etico ma anche per le innovative modalita’ di rappresentazione” riporta Stefano Lucchini, Direttore Relazioni Internazionali e Comunicazioni dell’ENI.
     
    Alle Nazioni Unite solo un piccolo assaggio dell’installazione: un grande serpente composto da 132mila 500 tappini sara’ presenta nella lobby interna durante l’assemblea generale dell’ONU.
    Ma non vi preoccupate: se non riuscite ad essere a NY presto uscira’ il documentario sul Garbage Patch State filmato dal regista Miguel Angel Tobia.

  • Art & Culture

    Off Site Art - OSA: L’Aquila – A Rebirth with Art

    No one is missing at the press conference in the town of Villa Gioia in L'Aquila. Veronica Santi sits at the center of the table, her eyes shining, her hands fidgeting. The passion and the tenacity she has put into the creation of Off Site Art (OSA), a public art project by ArtBridge - organization based in New York, is finally being presented and appreciated.

    On the right side of the curator, sit the politicians and the officials:

    Mayor Massimo Cialente, the Councilor for Culture, Betty Leone, President of ANCE L'Aquila, Gianni Frattale, and the President of the Order of the Architects, Tarcisio Fornaciari.

     
    To the left are the intellectuals: the rector, Paola Inverardi, the Director of the Gran Sasso Science Institute, Eugenio Coccia, and finally Antinisca di Marco of the Department of Informatics at the University of L'Aquila, who started the Off Site Art project. Everyone has been essential to the visible success of the project.
     
    Among those present are some of the artists, who were selected for participation.
     
    Off Site Art was created when Veronica and Rodney Durso, founder of the New York Artbridge, joined together. Rodney immediately was enthusiastic about the idea of being able to promote the cultural debate between art and the city, supporting the first responders overseas in Europe. In fact, Artbridge "uses scaffolding, fences and fabric covered bridges as a blank canvas on which to display posters of works by emerging artists."
     
    Off Site Art, conducted in the state capital of Abruzzo, has proven to be an initiative of a great depth and value, as over 300 artists attended and more than 1,200 images were submitted.
     
    The scaffolds of various sites in the historic center of l'Aquila, which was destroyed by an earthquake back in 2009, came to life with the pieces of art. The works strike the attention of passersby that are a part of a still deeply wounded city.
     
    "These images, reminiscent in some ways of the earthquake,” states Veronica, “touch upon something terribly monstrous that has happened and give it warmth. The buildings are cold. Inside there is nothing. You can still smell the earthquake in the air."
     
    A beautiful example of restoring life to this space is Federica Pavrolo’s piece, one of the first works installed. 
     
     
    Federica’s artwork portrays a constellation of objects from her own room that form a robot – a human in motion who seems to be running from home.
     
    "Almost like a dance in the last few days, colorful images have begun to appear all over this city that has been experiencing a very serious situation for the past five years. The posters will go up and be taken down just like the scaffolding will, until the work is completed," Veronica Santi adds.
     
     
    An international intellectual committee evaluated and selected the works of 19 emerging artists. The jury was composed of Ida Panicelli (Director of ArtForum 1988-1992, New York), Cecilia Alemani (Donald R. Mullen, Jr. Curator & Director of High Line Art, New York), Cecilia Guida (Independent Curator and Professor of History at the Academy of Fine Arts of L'Aquila), Giuseppe Lignano (Founder and President of LOT-EK, Naples and New York).
     
     
    "The magic of public art is that it does not hide in a closed box but triggers a process that leads people to look away from their battles and toward the direction of contemporary art."
     
     
    "This message needs to be reinforced in and out of l'Aquila and talked about during international conferences. This operation,” points out Veronica Santi, “is not new in the world of art, but is unique in a city as disintegrated as l'Aquila."
     
     
    When it comes to rebuilding, it is easy to shift the focus to the future, but we should instead live in the present of this city, where people walking around this destroyed and devastated city center are affected.
     
     
    The mayor, Massimo Cialente speaks out: "Finally the closed and destroyed historic center begins to have the first glimpses of life. The city wants to make a presence, regardless of its wounds. The intention is to recover the space and the desire to live there again. It took someone like Veronica, with her determination, to bring together the people and the cultural resources."
     
    Soon, an application designed by the Department of Engineering and Computer Science and Mathematics University of L'Aquila will be created and will become a virtual guide of the works installed in the city. This week, during Perdonanza, a civil and spiritual event of strong importance to the citizens of L'Aquila, was the perfect timing to present this project to the city.
     
    It is now possible to walk in Piazza Regina Margherita and enjoy the works of Federica Peyrolo and Carmen Mitrotta. Turn onto Corso Vittorio Emanuele and observe the giant works of Daniele Davitti, Arianna Lodeserto and Antonella Finucci and many others who will soon appear in the streets.
     
    We should not forget the tragic natural disaster, but in order to move forward, we need this seductive power of contemporary art. L’Aquila is a city that does not want to fall into oblivion, but instead wishes to rise again and be more beautiful than before. Veronica "OSA”, L'Aquila, Abruzzo and Italians: Dare in the name of art! 
     
    Here is a list of names of the 19 artists involved: Dritan Hyska, born in 1980 in Korce (Albania), Federica Peyrolo, born in Susa in 1989, Iacopo Pasqui born in 1984 and resident of Abruzzo, Elena Adamou from Cipro, born in 1991, Daniele Davitti of Florence, born 1987, Edoardo De Falchi, Pietro Del Bianco, 1948 from Marotta, Iolanda Di Bonaventura, from Aquila and born 1991, Sandro Di Camillo, born in 1976, Federica Di Carlo, 1984, Marjan Fahimi, Teheran (Iran), 1982, Antonella Finucci, Rome, 29 years old, the duo G&G, composed of Gabriella & Giannicola from Abruzzo,  Giannicola De Antoniis and Gabriella Sperandio, Arianna Lodeserto, Carmen Mitrotta from Grottaglie, 1987, Danilo Susi, doctor and artist, Claudia Esposito,  born in Rome in 1991, Lucia Uni, from Lecco, and Gianni Zanni from Bari.
     
     
    With the collaboration of:  Terrae Mutatae, GlobalIA, Department of Engineering and Computer Science and MathematicsSmartly and MU6 
     
    To learn more visit: Off Site Art - OSA and Artbridge.

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